Pietro Di Canio
Sono passati ventisei anni da quel 26 settembre 1994 data in cui l’associazione Legambiente, circolo Giano di Ginosa, formulava al Soprintendente ai Beni A.A.A.A.S. della Puglia Architetto Roberto Di Paola, una lettera in cui si richiedeva un sopralluogo alla chiesa rupestre di San Leonardo, denominata anche Santa Maria Materdomini. (Fig.1)

Il giorno successivo veniva inviata a sua Eccellenza Reverendissima, Monsignor Martino Scarafile, Vescovo di Castellaneta una missiva nella quale si evidenziavano le precarie condizioni della chiesa e nel contempo si richiedeva l’autorizzazione all’esecuzione di lavori di restauro. Erano gli anni in cui il locale circolo di Legambiente attuava una serie di attività dedite alla conoscenza, alla tutela e salvaguardia del patrimonio architettonico, storico, archeologico, naturalistico e dell’habitat rupestre, facenti parte del progetto “La Gravina e il Centro Storico di Ginosa: verso un nuovo Rinascimento”. L’occasione del restauro di una chiesa rupestre prese corpo in concomitanza della collaborazione con l’assessorato all’Ecologia della Provincia di Taranto, nell’ambito della manifestazione “Provinciambiente”. Essa si prefiggeva l’individuazione di una problematica legata al territorio, la sua conoscenza da parte dell’opinione pubblica e l’attuazione concreta di un intervento su un’area determinata. La problematica riguardò le Gravine e il vivere in grotta.
Con il geologo Professore Marcello Tropeano dell’Università degli Studi di Bari, Dipartimento Scienze della Terra e Geoambientali, eseguimmo vari sopralluoghi a una serie di siti rupestri e fra tutti la chiesa rupestre di San Leonardo risultò quella adatta grazie all’assenza di significative forme di dissesto del banco roccioso.
Il 5 ottobre 1994 il Vescovo di Castellaneta, proprietario dell’immobile, autorizzava l’associazione Legambiente a curare il restauro in stretta collaborazione con il parroco P. Gilberto Magni. (Fig.2)

A fine anno, il 31 di dicembre, la Soprintendenza dopo vari incontri comunicava la necessità di un intervento di recupero.
Il progetto, redatto gratuitamente dall’architetto Cosimo Conte di Ginosa fu definitivamente approvato dalla Soprintendenza in data 11 marzo 1996. (Fig.3-4)


L’onere finanziario fu a carico della Presidenza della Provincia di Taranto, nell’ambito della gestione di un capitolo di bilancio istituito in occasione del Giubileo e destinato alle Chiese della Provincia. (Fig. 5-6)


Esternamente lo stato dei luoghi si presentava notevolmente degradato, lungo la scalinata di accesso, nello spazio antistante l’ingresso e in alcuni vani viciniori erano presenti rifiuti di ogni genere. (Fig7)

All’interno, la volta dell’avancorpo in muratura si caratterizzava per la notevole presenza di umidità diffusa, aggressione fungina e muffe, il tutto esteso anche alle murature portanti. L’aula era utilizzata per l’allevamento allo stato libero di galline, oltre che come deposito, e il pavimento, in gran parte mancante, era costituito da mattoni in cotto locale. (Fig.8)

La copertura della volta presentava una notevole quantità di tegole rotte e vegetazione diffusa, i coppi costituenti i canali di deflusso delle acque piovane risultavano ostruiti dal terreno vegetale utilizzato per il loro allettamento.
Fu eseguita la rimozione delle tegole, la bonifica del terreno vegetale, la loro successiva integrazione e ricollocazione al fine di permettere il deflusso dalle acque meteoriche (Fig. 9-10)


La muratura esterna esposta a nord era colonizzata in tutta la sua estensione da vegetazione rampicante, la quale impediva ulteriormente, l’evaporazione delle acque meteoriche percolanti dalla volta. L’operazione di bonifica venne eseguita con tecnica speleologica di progressione in corda dallo scrivente (Fig.11-12)


I lavori furono eseguiti dalla ditta Fucci, nel giugno del 2002 Il tetto fu completamente rifatto.
In agosto, in concomitanza con un campo di lavoro di Legambiente, si provvide alle operazioni di recupero dei rifiuti e sgombero del terreno vegetale proveniente dal tetto. (Fig.13-14-15)



Ritengo assolutamente doveroso ringraziare l’associazione BookingGinosa, degnamente rappresentata dall’amico Giovanni Zappalà, per l’impegno profuso nell’attuale intervento di restauro che si va concretizzando, naturale prosecuzione di quell’embrione che tanti anni fa vide la luce.
Vi ringrazio, inoltre, per avermi dato la possibilità di fare memoria, quella memoria che chiudendo gli occhi si riaffaccia a quei giorni di attesa vissuti senza mai perdersi d’animo, dal 1996 al 2002, probabile ma non certa data di fine lavori.
Memoria delle tante riunioni che mi videro lavorare insieme a Augusto Pardo, Cosimo Conte, Gianpiero Calabrese e P. Gilberto Magni per il raggiungimento di un fine comune, memoria che per trasmettersi, come un fuoco, va sempre alimentata. Alla fin fine, mi scuso con tutti voi se la mia memoria ha dimenticato qualcuno o qualcosa.
Pietro Di Canio